“Inutile” esprime modestia

Ingresso don Devis Giusti a Borgo Bonavicina

Martedì della XXXII per annum (Ingresso don Devis Giusti)
(Sap 2,23–3,9; Sal 33; Lc 17,7-10)
Borgo Bonavicina, martedì 11 novembre 2025

Dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare!”. Inutile non vuol dire “da nulla”, ma “misero”, cioè esprime modestia e non vuol significare che il lavoro sia inutile. Semplicemente è “invisibile”. Perché ciò che appare nella vanità della comunicazione è sempre quel poco o molto che fanno alcuni privilegiati, senza dare rilievo al lavoro dei più. Vien da pensare al lavoro domestico di tantissime donne che non ha alcun rilievo economico mentre è decisivo per la cura della vita e la sua crescita. Ma vale anche per il lavoro di tanti che rischiano la vita e qualche volta la perdono, san Martino è uno di questi.  Non era un eroe, ma uno che ogni giorno portava il suo mattone alla costruzione della casa comune. La cronaca e la storia ignorano solitamente quelli che generano la vita, mentre portano in gestazione la vita di molti, senza dirlo neppure a sé stessi. Oggi siamo qui a dire grazie a san Martino e a quanti nell’anonimato portano avanti la vita senza mettere la firma personale di proprietà, lasciandosi quasi cancellare dal tempo con la sola fiducia nella forza dell’amore di Dio che è eterno.

Tra questi invisibili che mandano avanti la storia senza mai comparire ci sono, oltre le madri di famiglia, anche i parroci. D. Devis comincia stasera qui il suo servizio insieme a quello di S. Pietro di Morubio. Due sono le qualità del pastore che sei chiamato ad incarnare sulla scia di S. Martino: la testimonianza e la prossimità.

La testimonianza, anzitutto, definisce il tuo servizio che è relativo allo stare in mezzo tra Dio e gli uomini. Il testimone è un “terzo” che fa da ponte, da mediatore, da soglia e deve al contempo essere attento alla voce di Dio e consapevole della condizione degli umani, cui destinare il Vangelo. Non è scontato stare nel bel mezzo perché si rischia di… “prenderle” dall’una e dall’altra parte.

La prossimità dice che il parroco non vive a debita distanza dai suoi ma deve azzerare le distanze e stare con, stare insieme, stare per. Quando accade questo, il medium diventa il messaggio cioè il prete diventa il tramite per capire di che pasta è Dio e come siamo fatti noi, al di là delle fragilità e delle debolezze di ciascuno.

Buon cammino dunque con quelli di Borgo perché la corsa del Vangelo qui possa riprendere non senza aver detto grazie a chi ti ha preceduto, d. Cristiano e d. Marco, che sono solo gli ultimi in ordine di tempo rispetto a questo servizio inutile grazie al quale la Chiesa continua a camminare nella storia.

 

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