La crisi fa crescere

Consiglio pastorale diocesano novembre 2025

Consiglio Pastorale diocesano
(At 6,1-7)
Casa di spiritualità San Fidenzio, domenica 9 novembre 2025

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove”. All’inizio i cristiani sono tutti a Gerusalemme e si moltiplicano. Interessante questo moltiplicarsi: richiama Israele in Egitto che si moltiplica, questo popolo di Dio che si moltiplica in schiavitù e poi quando cammina nel deserto, si mette a mormorare contro Dio. E qui il motivo della mormorazione è giusto: riguarda il servizio delle mense. Gli ellenisti erano ebrei emigrati o proseliti che venivano a Gerusalemme a passare la loro pensione con il desiderio di essere sepolti nella Terra della promessa, e chiaramente siccome le donne muoiono un po’ dopo degli uomini, c’erano tante vedove. C’è quindi questa mormorazione. Ci sono i privilegiati che sono i “nostri”, gli altri si arrangino, sono immigrati, tornino a casa loro. Capite, la crisi c’è ed è forte e tocca l’essenza della Chiesa, come comunità dei fratelli, figli dello stesso Padre. È molto istruttivo: perché se la Chiesa va avanti è sempre in crisi.

Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico»”. C’è chi dice che la Chiesa non è democratica! È bello vedere come nella Chiesa ci sia sempre questo trinomio: la preghiera, la Parola di Dio e terzo la carità verso gli altri, la giustizia, cioè il binomio fede/giustizia.

Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. La crisi è importantissima, perché fa crescere, se non è rimossa, se non è negata, se è riconosciuta e nasce qualcosa di nuovo e si moltiplica il cristianesimo, mentre se la crisi non si risolve si rischia di diminuire. Invece di lamentarsi del tempo moderno, di regredire e di dire che bisogna tornare a come si era prima devi riconoscere che Dio parla nella storia. E la Chiesa va avanti semplicemente per un fatto: quando noi leggiamo il Vangelo ci smentisce sempre, ci chiama a conversione, dalla prima all’ultima parola. Sia il Papa, sia ciascuno di noi leggendo il Vangelo siamo chiamati a conversione. E la Chiesa totale è chiamata a conversione, a che cosa? Al Padre che non conosci, al Figlio che conosci attraverso il Vangelo, che fu ucciso come bestemmiatore, sovversivo e il Padre lo approvò. E dove parla questo Dio? Parla ancora nella storia; quando non cresciamo, quando diminuiamo è perché non siamo fedeli. E non è che se torni indietro sei più fedele. Occorre insieme provare a vedere come interpretare la crisi di oggi e insieme cercare di cogliere in essa l’appello di Dio (Lc 12,56-57): “Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?”.

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