Il centro dell’essere è lo spirito – Festa dei Santi Arcangeli (Inizio dell’anno Teologico)

Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele 2025
Messa di inizio anno Teologico (STSZ e ISSRR)
(Dn 7,9-10.13-14; Sal 137; Gv 1,47-51)
Cappella San Pietro del Seminario Vescovile Maggiore di Verona, lunedì 29 settembre 2025

Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise”. Con parole misteriose il profeta Daniele introduce la visione di Dio (“un vegliardo”), circondato da santi a da angeli. Esiste, dunque, un’altra dimensione –  quella spirituale – che non può essere censurata. Sarà per questo che gli angeli anche nel nostro mondo secolarizzato destano la curiosità di tantissimi, al punto che se uno va su Amazon.com scopre che i titoli riguardanti gli angeli sono centinaia di migliaia. E la cinematografia se ne è accorta da tempo. Come mai questa attenzione nonostante si viva in un mondo sempre più secolarizzato?

Degli angeli la Bibbia non fornisce mai una descrizione, ma soltanto una evocazione. Altro discorso è la storia dell’arte. Esiste, dunque, una “profondità del mondo, raggiungibile solo con una retta disposizione dell’anima”. Nell’angelo è in gioco l’ontologia della realtà, quella più semplicemente che fa dire alla volpe rivolgendosi al piccolo principe: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Decisivo è il fatto che il centro dell’essere non sia la materia, ma lo spirito. Dire spirito significa affermare la libertà di cui l’uomo gode rispetto alla materia. Per questo gli angeli non possono essere fissati in un’istantanea, ma se ne avverte la presenza, materializzandosi accanto a noi quando e come vogliono. Chi ci fa persuasi di questo è una sorta di “terzo occhio” che ciascuno possiede in dote. Esiste, infatti, una conoscenza sensibile (primo occhio) ed esiste una conoscenza della pura ragione (secondo occhio), ma è possibile una conoscenza altra che procede da un occhio che l’uomo non ha di suo, ma riceve in dono.

Il pericolo che corre la nostra società non è piccolo: se non si dà credito all’invisibile si finisce per credere solo a ciò che appare. È quello che si ricava dall’incontro, di cui parla il vangelo di Giovanni. Gesù ha un occhio penetrante e scova Natanaele in mezzo agli altri definendolo “ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”. Lo stesso Natanaele si meraviglia di essere conosciuto così profondamente. Ma Gesù rivela di avere il “terzo occhio” che gli fa intravvedere in Natanaele un messaggero di qualcosa di più vero e di più impensabile. Questa è l’esperienza che fanno in tanti quando si rendono conto della profondità della vita. Per questo gli angeli ci sono necessari. Fino a quando ne avvertiremo la presenza e l’assistenza, c’è la speranza che il mondo non si riduca ad una realtà piatta e senza sporgenze. L’augurio è che docenti e discenti in questo nuovo anno accademico possiate essere come “angeli” che riescono a liberare il vero sotto la scorza del falso. “Angeli siamo noi” quando in Cristo Gesù facciamo salire fino al Padre il grido dell’umanità, quando facciamo scendere quaggiù il sorriso di Dio e la sua consolazione. In questo consiste quel “veritatis gaudium” cui siamo invitati a guardare nel vostro esercizio teologico da oggi in tutto il corso del prossimo anno accademico.

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