Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele – Festa della Polizia
(Ap 12,7-12a; Sal 137; Gv 1,47-51)
Chiesa inferiore di San Fermo Maggiore in Verona, lunedì 29 settembre 2025
Michele (“Chi è come Dio?”), Gabriele (“Fortezza di Dio”), Raffaele (“Medicina di Dio”) sono i nomi e i significati dei santi Arcangeli che oggi si festeggiano. Si tratta di singolari protagonisti di cui pullulano le pagine della Scrittura oltre che l’immaginazione di poeti ed artisti. Gesù stesso nel Vangelo vi fa esplicito riferimento, rivolgendosi a Natanaele: “In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. Si tratta di una promessa che lascia intendere ormai una continuità tra il cielo e la terra, quasi che, come nel sogno di Giacobbe, ci sia una scala che congiunge i due piani. Ormai in Gesù Cristo non c’è più separazione tra alto e basso, tra cielo e terra, tra divinità e umanità. Quello che l’incarnazione ha realizzato è confermato da tutti quei momenti in cui ci sentiamo accompagnati e quasi condotti per mano dagli Angeli. Essi lampeggiano e scompaiono dentro situazioni, circostanze, persone in cui comprendiamo di essere misteriosamente sorretti dall’alto (Cfr. Sal 137). Ecco perché gli Angeli sono “necessari”. E così senza quasi accorgercene, veniamo educati a una conoscenza diversa da quella che si sviluppa in rapporto ai sensi. L’Angelo “necessario” testimonia che non bisogna fermarsi a ciò che si vede e si tocca, che “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” (pronunciata da Amleto nel dramma di Shakespeare). E che quindi bisogna guardare alla vita con ben altra profondità e levità. Infatti, grazie agli Angeli “raccogliamo disperatamente il miele del visibile, per custodirlo nel grande alveare d’oro dell’invisibile” (Rilke).
Di qui due conseguenze per la vita dei poliziotti e, più in generale, per la vita delle Forze dell’Ordine.
La prima: conservare la fiducia nel valore dell’ordine, del bene e del benessere di tutti, nonostante gli insuccessi e i fallimenti ricorrenti. Lo scontro tra il drago, il serpente antico, di cui ci ha parlato l’Apocalisse, è sempre in atto, ma non bisogna lasciarsi sedurre dalla forza travolgente del male che oggi si presenta sotto forme innocue e tolleranti come relativismo, pessimismo, vittimismo. Occorre ritrovare ciascuno il senso della propria responsabilità. Ognuno di voi fa la differenza.
La seconda: ritrovare la profondità di ciò che facciamo perché dietro ad ogni azione si cela il senso della vita e dell’amore, ciò che costruisce ed edifica. Non siete semplici esecutori di ordini, ma ciascuno nel suo servizio interpreta in modo irripetibile l’ideale della giustizia e dell’ordine pubblico che consente a tutti di condurre una vita serena e aliena dall’arbitrio e dalla paura.
Per tutti, in ogni caso, la festa di oggi dona la consapevolezza di non essere mai soli, ma sempre in compagnia degli Angeli che in ragione di ciò appaiono così “necessari”, anche se appaiono e scompaiono.
