II giorno Assemblea dei presbiteri e dei diaconi
Venerdì della XXVII per annum
Chiesa San Giuseppe dell’ex Seminario di San Massimo, venerdì 10 ottobre 2025
“È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni”. L’accusa mossa nei riguardi del Maestro ha dell’incredibile, Ma tant’è! Nell’ambiente giudaico l’attività taumaturgica di Gesù non viene contestata, ma fraintesa perversamente e attribuita all’arte magica o al sortilegio. In particolare, gli esorcismi hanno un valore equivoco perché si possono facilmente attribuire anche alla suggestione diabolica o, addirittura, ad una connivenza con il capo dei demoni, Beelzebul. È evidente la malafede degli scribi e dei farisei che scientemente accusano il giovane rabbi di Nazareth, pur di non riconoscere la sua pretesa messianica. Ma questo è pure il destino del bene: quello di essere frainteso e vilipeso. Anche la Chiesa quando si occupa dei poveri viene intesa in modo strumentale come fosse una Ong o una specie di assessorato ai servizi sociali. Mentre l’origine – come sottolinea papa Leone XIV nella sua prima Esortazione Apostolica Dilexi te – sta nella comunità cristiana che non può disinteressarsi degli ultimi e degli scartati della società e arriva dove la società ha rinunciato da tempo a rivolgere il suo sguardo.
“Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio”. Gesù non si lascia impressionare dall’ennesima contestazione mentre è per via verso Gerusalemme. Egli respinge la falsa interpretazione dei suoi gesti, mostrando nello stesso tempo il vero significato della sua attività. Nei gesti potenti di Gesù irrompe il regno di Dio che pone fine a quello di satana; Gesù si rivela il più forte, preconizzato dal Battista (Gv 3,16). Con Gesù il tempo viene sdemonizzato e il mondo è restituito alla sua libertà. Per questo non è possibile davanti a Gesù alcuna neutralità. Occorre prendere posizione senza nascondersi dietro falsi alibi. Non solo il mondo giudaico è chiamato in causa, ma dietro le righe anche i cristiani della prima generazione tentati di ritenersi ormai sicuri e al riparo da qualsiasi deviazione. In realtà, è sempre possibile smarrire la libertà che Cristo ci ha guadagnato. E per questo occorre restare vigili e attenti.
“Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”. È un po’ diversa questa affermazione da quell’altra: “Chi non è contro di noi è per noi”. Ma qui l’accento è posto sulla posizione da assumere nei riguardi di Gesù al di fuori del quale c’è soltanto lo smarrimento e il disorientamento. La caritas christiana si manifesta nel suo essere “concreta, apolitica, gratuita” (senza fine di proselitismo). Sono questi i segni che parlano e che aiutano il mondo di oggi ad uscir fuori dall’ipoteca demoniaca di una comunità a due velocità, con vinti e sconfitti, integrati e scartati. Come scritto nella Dilexi te (n. 36): “Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri (papa Francesco). In merito abbiamo abbondanti testimonianze lungo la storia quasi bimillenaria dei discepoli di Gesù”.
