La luce del bene comune rischiara – Festa di San Matteo – Messa per la Guardia di finanza

Lunedì della XXV per annum
(Esd 1,1-6; Sal 126; Lc 8,16-18)
Festa di San Matteo con Guardia di Finanza – Caserma A. Martini in Verona, lunedì 22 settembre 2025

          “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce”. La luce è tutto. Senza la luce è il nulla. La luce ci porta il mondo. Noi guardiamo il mondo e vediamo il mondo. Senza la luce non lo vedremmo. La luce non è allora solo un’onda, così come la musica non è solo un suono. È un’onda che ci porta il mondo. Questo è la luce per noi: il tramite principale delle relazioni, il nome stesso che diamo a ciò che porta chiarezza e ci guarisce dall’angoscia dell’oscurità. La luce dà vita, dà conoscenza e dà pace. Le tenebre, per contro, creano ansia, producono insicurezza e generano sospetto. La luce rasserena. Per questo Gesù ne fa l’immagine di Dio. Mutatis mutandis, se penso al lavoro della Guardia di Finanza esso consiste nel “fare luce” sull’attività economica e finanziaria perché l’agire individuale non è mai sganciato dalla sua responsabilità sociale. Dimenticare che la luce dei doveri sociali illumina reciprocamente anche i diritti individuali oggi è una priorità se non si vuol precipitare nel buio dell’individualismo e della frammentazione.

Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce”. Qui il Maestro aggiunge una sfumatura al suo elogio della luce. Questa frase è una chiara allusione al mistero inesauribile che è Cristo, luce delle genti. Ci sarà sempre qualcosa di nascosto che deve essere scoperto o riscoperto nella persona di Cristo e nel suo vangelo. La conoscenza del Signore non sarà mai perfetta, esauriente, definitiva. Ma proprio questo spinge a intensificare la ricerca e a potenziare l’intelligenza del cuore. La fede è un cammino incessante e non un possesso acquisito. Così è della vostra attività quotidiana che è chiamata a portare alla luce l’evasione fiscale e la criminalità economica, la spesa pubblica e il suo controllo, ma anche una serie di nuove questioni legate all’evolversi della vita economica e finanziaria. Ciò che vi muove è la certezza che nulla di quel che sta nell’ombra è destinato a restarci perché deve essere rischiarato dalla luce che è il bene comune.

Fate attenzione dunque a come ascoltate”. Qui Gesù aggiunge un’ultima sfumatura al suo elogio della luce. Ciò che è decisivo è essere aperti ad essa. Non nascondersi stropicciandosi gli occhi come quando al mattino fatichiamo a cominciare la giornata. C’è un rapporto strettissimo tra apertura alla luce e capacità di irradiarla. Per illuminare, devo essere acceso! Se non illumino, non sono acceso; e se non sono acceso, non illumino. In una parola: c’è una circolarità tra la luce e la lucentezza della propria vita. Così anche voi quanto più sarete luminosi, privi di secondi fini e trasparenti nell’esercizio del vostro lavoro, tanto più sarete capaci di illuminare e di fare luce sulla realtà. Interceda per voi S. Matteo che alla luce del Maestro che lo cercava ha compreso le sue tenebre e si è levato di scatto per seguirne la scia luminosa (Mt 9,9-13, Mc 2,13-17 e Lc 5,27-28).

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