Esaltazione della Santa Croce – Santuario del Cristo della Strada
(Nm 21,4b-9; Sal 78; Fil 2,6-11; Gv 3,13-17)
Santuario Cristo della Strada in Brentino Belluno, domenica 14 settembre 2025
“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Nicodemo, che in piena notte va dal Maestro, conosce bene l’episodio del serpente di bronzo innalzato da Mosè. Gesù evoca questa scena sotto il sole del deserto per dire come gli ebrei sono stati guariti nel deserto. Lo fa perché dietro quel fatto si nasconde il suo destino. A breve, infatti, sarà innalzato sulla croce e chi ne incrocerà lo sguardo sarà salvo. La croce smette di essere un amuleto da sbandierare o un segno di morte da censurare e da maledizione si trasforma in benedizione. Come è possibile? Lo spiega sempre Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Il crocifisso si trasforma nel Cristo Redentor del Corcovado! Avete presente a Rio in alto sulla montagna che domina l’intera baia della città?
È questo abbraccio dall’alto che trasforma il dolore in amore. La croce è simbolo potente in questo incrocio tra una linea verticale ed una linea orizzontale. Che mette insieme i quattro punti cardinali e incrocia il mondo con il cielo. Ma è il Crocifisso che ci ri-vela il volto di Dio. La conoscenza del vero Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, misericordioso e pieno di amore e di bontà, passa per la conoscenza del volto del Crocifisso. Se pensiamo Dio soltanto con i nostri concetti umani, se lo immaginiamo come colui che detiene al massimo grado tutta la potenza, tutto l’onore, tutta la gloria, tutto il diritto, come colui che potrebbe rivendicare la signoria di tutta la terra, siamo come la gente comune e i capi di cui ci narra il Vangelo, i quali dicono: «Dio non può rivelarsi nella morte di croce».
Impariamo, dunque, la scientia crucis, come capitò a Edith Stein, ebrea e agnostica che cambiò il suo sguardo sulla vita a partire da un incontro, quello con il prof. Adolf Reinach che allo scoppio della Prima Guerra mondiale si arruolò per non tornare più dal fronte. Edith era spaventata dall’idea di incontrare la vedova e aveva paura di non trovare le parole giuste per consolarla, colpita come era da una morte inaspettata che la portava a chiedersi: come sopravvivere alla morte? Quale speranza? Giunta a casa della giovane vedova, questa l’accoglie con animo sereno! È qui che Edith intuisce la forza della fede cristiana, quando racconterà: “Fu il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che essa comunica a chi la porta. Per la prima volta vidi la Chiesa nata dalla Passione redentrice di Cristo, vittorioso sulla morte. In quel momento crollò la mia incredulità, l’ebraismo svanì, mentre nasceva in me la luce di Cristo, il Cristo colto nel mistero della Croce”. La croce, scriverà Edith, “non è un oggetto fatto da madre natura; bensì un ordigno fabbricato, congegnato dalle mani degli uomini”. Cristo è Colui che ci innalza con sé in alto per toccare il Cielo, insieme con Lui, senza del quale è tutto assurdo.
