Sabato della XXIII per annum 2025 – 20.mo Agesci in Lessinia
(1Tm 1,15-17; Sal 113; Lc 6,43-49)
Parco Europa in Grezzana, sabato 13 settembre 2025
“Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono”. L’affermazione di Gesù, a prima vista, non fa una piega: da un albero buono non può che venire un frutto buono e viceversa da un albero cattivo un frutto cattivo! Ma è tutto qui? A pensarci, una pianta non sceglie di essere rovo o fico, come non esistono piante buone o cattive, forse ci saranno piante più o meno utili all’uomo. Ma quello a cui Gesù richiama è una coerenza che l’uomo deve coltivare in sé stesso. Tra ‘dentro’ e ‘fuori’ ci deve essere continuità. Altrimenti subentra la schizofrenia. Anzi, la psico-apatia che consiste nella mancanza di energia per dare seguito a quello che si respira dentro ma non si è in grado di esprimere fuori e, viceversa, quello che si vive fuori è collegato a quello che sento dentro. Gli adolescenti spesso vengono fotografati come psicopatici, cioè rinunciatari, stanchi, svogliati. In effetti, manca a voi il senso dello scopo: perché studiare, ad esempio? Manca pure la risposta ai grandi perché: perché la vita? Perché il dolore? Perché la morte? Insomma manca il senso che è quella cosa per cui vale la pena di impegnarsi, di darsi da fare, di andare incontro al futuro.
“L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro tra fuori il male”, incalza il Maestro spostando l’immagine dall’albero all’uomo e al suo cuore. Che viene definito ‘tesoro’ perché è la cosa più preziosa. Il cuore è il muscolo che pulsa il sangue e lo fa scorrere nelle vene. Ma è anche quella dimensione attraverso la quale entriamo a contatto con noi stessi e riusciamo a emozionarci, a sentire, a vibrare. Senza il cuore non si vive, ma si vegeta. È importante allora curare il cuore che non si vede ma decide della nostra esistenza. Qui Gesù sta riportando l’attenzione a quel mondo interiore che un adolescente deve coltivare e imparare a conoscere se non vuol vivere fuori di sé e perennemente insoddisfatto. Lo Spirito di Gesù entra nel vostro cuore ora e lo trasforma perché da gretto, chiuso e spaventato lo rende magnanimo, aperto e fiducioso. E si capisce anche dalle parole che questa mutazione è avvenuta.
Il brano si conclude con due scene differenti rispetto all’immagine della pianta e del cuore. Qui si fa strada la casa che può essere costruita sulla roccia della coerenza o sulla sabbia dell’incoerenza. Noi siamo diventati di sabbia perché non c’è corrispondenza tra la Parola e la vita. I credenti sono poco credibili perché svelano una esistenza incoerente. Anche gli adulti diventano insignificanti quando non sanno portare avanti con l’esempio la loro quotidianità. Per gli adolescenti è finito il tempo del dialogo con i grandi e resta solo quello della testimonianza. D’ora innanzi crederanno non più alle parole, ma solo ad alberi che fanno frutti buoni e ascolteranno soltanto chi parla dall’abbondanza del cuore e non dalla ristrettezza della mente.
