Allegato: Esequie di Renzo Giacomelli
Sabato della XV per annum
(Esequie di Renzo Giacomelli)
(Es 12,37-42; Sal 136; Mt 12,14-21)
Cavaion Veronese, sabato 19 luglio 2025
“I farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire”. Il vangelo di Matteo prende atto del rifiuto del Messia che si fa strada a seguito di un miracolo compiuto in giorno di festa. Di qui l’intenzione di procedere contro chi attenta alla Legge e alla istituzione del sabato. Per prudenza Gesù si allontana e comincia ad imporre alle persone che vengono guarite di non fargli pubblicità. Anzi, a voler chiarire definitivamente che tipo di Messia Egli sia, prende in prestito le parole del grande Isaia: “Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia”. L’attesa del Messia è la molla segreta del popolo eletto che lo spinge ad andare avanti e a non tornare mai indietro. Gesù, però, capovolge l’attesa di un leader potente e con la sua mitezza prende in carico la sete di giustizia che serpeggia tra la gente. Renzo, cui diamo oggi l’estremo saluto, è stato uno che si è fatto carico della sete di giustizia di quanti rischiavano di essere “scartati” dalla società.
“Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni”. Così continua la profezia di Isaia che Gesù applica a sé. E che trova singolare riscontro nella vicenda umana di Renzo, il quale, forte delle sue competenze ed esperienze, ha maturato una sensibilità spiccata ad onorare il senso vero dell’economia che è la “legge della casa”. Non è, dunque, l’economia fine a sé stessa, come talora accade in forme finanziarie sempre più incomprensibili perfino nel linguaggio, ma finalizzando sé stessa in direzione di tutti e non dei soliti noti. In particolare, per Renzo l’economia va orientata in direzione delle “vittime” dell’attuale congiuntura. Come è stato detto proprio in queste ore: “Il problema non è aver costruito i grattacieli, ma aver dimenticato gli ascensori”. Renzo, per contro, ha provveduto a costruire “ascensori” sociali per tutti con il suo stile discreto ed efficiente: nella sua veste di presidente della Fondazione Tovini e nell’amministrazione della cosa pubblica come Sindaco di Cavaion; ancora nel volontariato come nei suoi viaggi in Africa e nell’ambito industriale piuttosto che in quello universitario. In tutti questi casi Renzo ha provato a “far quadrare il cerchio”, come sostenuto da R. Dahrendorf che già nel 1995 scriveva così: “Il compito che incombe sul primo mondo nel decennio prossimo venturo è quello di far quadrare il cerchio fra creazione di ricchezza, coesione sociale e libertà politica. La quadratura del cerchio è impossibile; ma ci si può forse avvicinare, e un progetto realistico di promozione del benessere sociale probabilmente non può avere obiettivi più ambiziosi”. Gli obiettivi “più ambiziosi” di Renzo sono anche i nostri. Gli siamo grati insieme ai suoi figli Marco, Luca ed Elena, perché la strada da lui tracciata continui ad essere quella da noi ricercata.
