Allegato: Cresime alla Scuola di Polizia di Peschiera del Garda
Giovedì della X settimana per annum
Cresime Scuola di Polizia
(2 Cor 3,15–4,1.3-6; Sal 85; Mt 5,20-26)
Peschiera del Garda, giovedì 12 giugno 2025
“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Le parole del Maestro sono taglienti per l’implacabile lucidità che lasciano intuire. Sbaglieremmo di grosso però se pensassimo a scribi e farisei come persone semplicemente ipocrite, doppie, schizofreniche. In realtà, tutti costoro erano osservanti scrupolosi della Legge e non facevano il doppio gioco. Ciò nonostante Gesù sembra scagliarsi contro. Perché?
È Gesù stesso che lo chiarisce un attimo prima, a scanso d’equivoci: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17). Che significa compiere? Non vuol dire che Gesù realizza il compimento della predizione che è stato il Primo Testamento. Né vuol dire che Gesù fa capire quel che gli ebrei non hanno capito, poiché ritenevano la Legge un modo per circoscrivere il male. Vuol dire che Gesù vuole andare al centro, al cuore della Legge. E infatti “chi trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli”. Il Maestro, insomma, alza l’asticella dell’osservanza: non basta più il minimo possibile per adempiere la Legge perché il “per lo meno” della Legge si trasforma presto nel “quanto basta” del legalismo.
A noi che siamo cresciuti nel “vietato vietare”, a noi che abbiamo deforestato qualsiasi indicazione o norma, salvo poi ritrovarci nella confusione più totale, sembrano eccessive le parole del Maestro. Eppure il male esiste e per vincerlo non basta accontentarsi della Legge esteriore, del penale; occorre andare più indietro, al livello del cuore della persona. È a quel livello che si decide tutto.
E Gesù è esplicito rispetto ad una situazione concreta, in cui o la giustizia fa un salto di qualità oppure siamo sopraffatti dal male. Il Maestro afferma: “Avete inteso che fu detto: Non ucciderai… Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna”. Il comandamento “non uccidere” è chiaro: si vieta il male. Gesù aggiunge una cosa dicendo: “Ma io vi dico”, ma non lo dice per contrapporsi. Qui non si tratta di equiparare uno scatto d’ira a un omicidio. Ma di cogliere la radice segreta dell’uno e dell’altro che è la medesima e cioè l’odio, l’ira, l’ingiuria. Se non si domina questa forza dall’interno, il resto è inevitabile. Ciò che conta è avvertire che l’altro non è l’antagonista, l’avversario, il nemico, ma il fratello. È una cosa molto seria il compimento della Legge che è tutt’altro che un insieme di norme sottili, di disquisizioni, ma è realmente un cuore che sente verso l’altro gli stessi sentimenti che ha Dio. “Andare al cuore” è la strada per cambiare il mondo.