Allegato: V domenica di Pasqua 2025
V domenica di Pasqua 2025
(At 14,21b-27; Sal 144; Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35)
Concamarise, sabato 17 maggio 2025; San Zeno di Colognola e Pieve di Colognola, domenica 18 maggio 2025
“Ancora per poco sono con voi”. Gesù sta per dire ‘addio’ ai suoi. Il tempo dell’intimità fisica sta per chiudersi. E ne approfitta per fare… testamento: per trasmettere quello che vuole i suoi non perdano mai di vista. Attende soltanto che prima Giuda esca. Non può esprimersi liberamente di fronte a colui che sta per tradirlo. La libertà di Gesù che non trattiene il traditore, non lo contesta né lo blocca, svela la qualità del suo amore e crea l’atmosfera giusta per ri-velare il comandamento nuovo. Soffermiamoci un istante ancora su Giuda, che al netto del quarto vangelo che lo descrive come un ladro, attaccato ai soldi (Gv 12,6), in realtà abbandona il Maestro perché è rimasto deluso da Gesù stesso. Si era immaginato che fosse lui il Messia liberatore, utile a ribaltare la condizione di iniqua invasione di Israele da parte dell’Impero Romano, e invece si ritrova un Messia tutto diverso. Al punto da considerarlo ormai un eretico da eliminare. Giuda non ha compreso la novità del giovane profeta di Nazareth. Così molte volte accade anche a noi che rifiutiamo Gesù perché lo scambiamo col vecchio, con il mondo dell’infanzia, con la serie delle cose che ci tengono legati alla vostra minore età.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. Gesù ribalta il tavolo della consuetudine che vede nella logica del dare la legge della vita e ne istituisce un’altra fondata sulla logica del donare. Dare implica la restituzione: do ut des! Ed è alla base di ogni rapporto non solo economico, ma umano. Donare vuol dire che non si attende alcuna restituzione, risarcimento, contraccambio. Esattamente come nel caso di Giuda che Gesù continua ad amare anche se viene tradito. È questa forza dell’amore che vince la morte quel che Gesù intende trasmettere ai suoi. Attenzione: Gesù non dice come ci aspetteremmo: “Amatemi”, ma: “Amatevi”, cioè allarga l’orizzonte e sposta l’attenzione da sé. Il rischio è che al centro ci sia solo il nostro io e si finisca per alimentare una personalità capricciosa, egocentrica, disinteressata e fatalmente chiusa all’altro. Al prossimo come a Dio.
“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Che vuol dire amare come Gesù? Vuol dire esercitarsi nella mitezza che sa andare al profondo dell’altro e con tenerezza accogliere anche le parti ispide; vuol dire non conoscere l’invidia perché sappiamo gioire dei successi degli altri, senza deprimerci; vuol dire perdonare perché spesso incolpare gli altri è solo un falso sollievo. L’amore è l’unica sorpresa che ci fa ogni volta ripartire. “Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppure troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!” (Sammy Basso).
