“Questi luoghi sono così interessanti perché parlano di Cristo, ma in realtà parlano anche di noi” – Viaggio in Terra Santa

Allegato: Viaggio in Terra Santa 2025

Viaggio in Terra Santa
Eucaristia al Cenacolino
(Gv 15,1-13)
San Francesco ad Coenaculum in Gerusalemme, sabato 12 aprile 2025

Mi sono chiesto perché abbia atteso fino ad oggi a venire in Terra Santa, cosa mi abbia bloccato. C’erano due fantasmi che aleggiavano in me: la paura del feticismo e la presunzione dell’idealismo. A conti fatti, il feticismo che è una la fissazione su un dettaglio assurto a un idolo qui non si corre perché non si tratta di un luogo, di un particolare, ma di una storia, anzi, di una vera e propria geografia della salvezza. L’idealismo, quindi, è superato dalla realtà che è sempre più avvincente e concreta di qualsiasi idealizzazione che lascia il tempo che trova. Questo viaggio si è rivelato così una sorta di “quinto Vangelo”, che può stare tranquillamente accanto alle narrazioni dei quattro Vangeli, offrendo un altro punto di vista. E don Martino è stato capace ogni volta di far emergere da ogni luogo una prospettiva che va nella direzione di una consapevolezza crescente piuttosto che di una sbiadita adesione. Ci è chiaro ormai che questi luoghi sono così interessanti perché parlano di Cristo, ma in realtà parlano anche di noi, della nostra vita, delle nostre attese, delle nostre paure e dei nostri desideri.

Venendo al luogo dove ci troviamo, la pagina evangelica ci aiuta a cogliere un aspetto sintetico di ciò che è Gesù Cristo, “un ebreo marginale”, ma soprattutto un uomo che ha fatto conoscere chi è Dio a gente desiderosa del divino, ma tanto confusa e disincantata. Ieri come oggi prevale un certo grado di assuefazione o di indifferenza al cristianesimo, di cui noi abbiamo qui ritrovato la linfa originaria, in particolare rispetto alla lavanda dei piedi che diventa un capovolgimento dell’immagine di Dio e insieme la strada da percorrere per una umanità che rischia di implodere per una contrapposizione fatale. La lavanda dei piedi più che un semplice esempio edificante è la manifestazione di Dio che sovverte tutte le sue immagini e regala a chi vuole una nuova esperienza della vita spirituale. Qui abbiamo compreso che spirituale non è il contrario di carnale, così come astratto non sta all’opposto di concreto. Gesù, in realtà, si mostra per quello che è: consapevole di quello che lo attende, determinato ad andare fino in fondo, generoso nella sua dedizione disinteressata. Penso che la lavanda sia il culmine dell’autorivelazione proprio alla vigilia della sua morte. Non potrebbe esserci consegna più esplicita e convincente.

Torno a casa arricchito di luoghi che mi fanno meglio comprendere la vita del Maestro, ma torno anche sfidato da una terra che porta in sé le ferite di un conflitto mai sopito. In questa terra resistono dei piccoli nuclei di cristiani che si pongono qui come intercessori, non violenti né vendicativi e offrono educazione, casa e lavoro. Ma anche noi abbiamo da prendere da questi cristiani in termini di testimonianza e di ricerca dell’essenziale. Ripartiamo desiderosi di continuare a vivere il servizio reciproco dell’amore nell’Eucaristia e nella costruzione della giustizia, qui e altrove, nel mondo. Sono questi i due segni che Gesù ci ha lasciato prima di lasciarci ed aprirci alla via della definitiva rivelazione di Dio.

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