Allegato: Giubileo al Policlinico di Borgo Roma
Martedì Santo 2025
Giubileo in Ospedale Borgo Roma
(Is 49,1-6; Sal 71; Gv 13,21-33.36-38)
Cappella del Policlinico di Borgo Roma, martedì 15 aprile 2025
“Satana entrò in lui”. A dispetto di tutte le interpretazioni più recenti su Giuda, come quelle di tipo psicologico e ideologico, il testo di Giovanni afferma con semplicità un fatto. Salvo aggiungere un dato esteriore che è piuttosto la descrizione del mondo interiore di Giuda: “Era notte”. Tanta schiettezza aiuta ad entrare nel dramma del tradimento di Giuda, senza eccessi di revisionismo psicologizzante, ma stando semplicemente ai fatti nudi e crudi. E i fatti sono che Giuda non raccoglie neanche l’estremo tentativo del Maestro che gli offre del pane, reclinato sulla tavola imbandita. Per interpretare lo stato d’animo di Giuda, indifferente all’amico e concentrato sul tradimento, non basta avere criteri psicologici, ma ne servono di ordine spirituale. La tradizione cristiana ne ha elaborato almeno due che possiamo facilmente indentificare anche in noi.
Il primo criterio suggerisce che è proprio del “cattivo spirito” “rimordere, rattristare, creare impedimento, turbando con false ragioni, affinché non si vada avanti”. Insomma, è proprio del “cattivo spirito” essere preda di una forma di tristezza che più di un’atmosfera piscologica è proprio un’incapacità a muoversi, a venir fuori, a decidersi. Il che genera presto un atteggiamento rassegnato o cinico. Quando siamo giù non basta fermarsi ai sintomi, ma occorre risalire alle cause.
Il secondo criterio è invece quello secondo cui “lo spirito buono dà coraggio, forza, consolazione, lacrime, ispirazioni e pace”. Anche se Gesù appare scosso, non per questo appare indeciso e incerto, anzi è ancor più determinato nella sua consapevolezza. Di più: Gesù è consolato; Giuda è desolato. Gesù è “la spada affilata” che è consapevole della sua origine (I lettura). Il rischio che corriamo è di fare come Pietro che si getta dietro a Cristo, ma non ne conosce il prezzo. La salvezza non è mai a buon mercato, ma sempre a caro prezzo.
Il mondo della cura vive oggi una condizione di fatica e di disorientamento che è figlia di questo cattivo spirito che è la tristezza di un sistema che non ha più le risorse a sufficienza per venire incontro ai mali della gente e vive nell’attesa di un tracollo che sembra inevitabile. Questa sindrome da fine dell’impero va respinta. Occorre che si diffonda un altro spirito, quello “buono”, cioè il coraggio nella cui etimologia, sta la parola “cor” che dice di una reazione proattiva rispetto ai problemi, per cui di fronte alla paura, alla sofferenza, all’incertezza, al pericolo non si finisce in braccio alla codardia. Ma dove trovare il coraggio? Il gallo ci viene incontro. Il gallo non canta per effetto della luce e di altri stimoli esterni, ma per via del suo stesso ritmo biologico. Dobbiamo augurarci che si risvegli in noi lo “spirito buono” e che quello “cattivo” sia messo in grado di non nuocere. Allora il coraggio e non la tristezza darà futuro al mondo della salute che è questione che riguarda tutti indistintamente.
