Le caratteristiche della preghiera di un anziano – Ritiro a Casa San Fidenzio

Allegato: Ritiro per anziani e nonni

Ritiro Quaresimale per gli anziani e i nonni a Casa San Fidenzio
L’anziano racconta e prega
Casa San Fidenzio, sabato 5 aprile 2025

          “Quando i vostri figli vi chiederanno: «Che significato ha per voi questo rito?», voi direte loro: «È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case»” (cfr. Es 12,26-27). A partire da questa domanda, si sviluppa l’Haggadah, cioè quell’arte della narrazione che lega tra loro le generazioni e che quando è in gioco il mistero di Dio mette insieme figli e figlie, madri e padri, nonne e nonni. Esiste obiettivamente un’affinità profonda “tra il mistero di Dio e il legame delle generazioni, come se Dio fosse il ‘testimone’ essenziale passato da una generazione all’altra, e al tempo stesso il guardiano di quella realtà affascinante e temibile che è il generare” (Jean-Pierre Sonnet, Generare è narrare, Milano 2015, p. 11). Non a caso, nella Bibbia si fa strada la persuasione che il testimone passa dai nonni ai nipoti senza soluzione di continuità, come si ricava dalle parole di Paolo a Timoteo: “Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te” (2Tm 1,5; cfr. Rm 16,13). Trasmettere al figlio la storia biblica equivale a trasmettergli qualcosa di essenziale per la vita che gli permetterà di affrontare le acque profonde e di attraversarle. Per questo nel Talmud troviamo queste parole: circonciderlo, riscattarlo, insegnargli la Torah, farlo sposare e insegnargli un mestiere. Certi dicono: “insegnargli a nuotare in un fiume”.

Tra l’adolescenza e l’età anziana esiste una sorta di affinità che si rivela nella particolare vicinanza che si stabilisce tra queste due generazioni, disponibili entrambe a un contatto diretto e continuativo. L’anziano dunque se è meno produttivo ed efficiente, nondimeno riesce ad essere attrattivo perché “irradia” (R. Guardini) attorno a sé quel senso del buon vivere e quella calma pacificata che non è dato di riscontrare negli adulti più esagitati. Occorre vivere questa possibilità come una grande opportunità per i ragazzi, ma anche per gli anziani che trovano in questo scambio nuovi stimoli e nuove prospettive.

Accanto al narrare c’è un’altra dimensione che si sviluppa da anziani. Talvolta, la salute e l’età non consentono più di dedicare alla preghiera i tempi lunghi di una volta: si sonnecchia facilmente e ci si appisola. Importante diventa allora imparare a utilizzare al meglio il poco tempo di preghiera di cui si è in grado di disporre.

Le caratteristiche della preghiera di un anziano sono almeno tre. È una preghiera meno mentale e più verbale; è una preghiera più di lode e di ringraziamento che di domanda e di richiesta; è, infine, una preghiera magnanima e non meschina.

È una preghiera più verbale. In molti Salmi si parla apertamente dell’anziano e della sua condizione con espressioni molto significative e suggestive. Ad esempio: “Sono stato fanciullo e ora sono vecchio: non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane” (Sal 37,25). Si veda anche l’esortazione del Salmo 148,12b-13a: “I vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore”. La preghiera dei Salmi è sempre stata declamata, addirittura nel canto. A partire dal Medioevo i Salmi sono stati sostituti dalla preghiera del Rosario che nel numero complessivo delle Ave, Maria richiamavano il Salterio. Si tratta di una preghiera verbale che lentamente riesce a introdursi a livello interiore e a far vivere una esperienza di contemplazione dei Misteri di Cristo, di cui la Bibbia è la descrizione più convincente.

La preghiera nell’anziano è più legata alla lode che alla domanda perché chi ha raggiunto una certa età è anche nelle condizioni di volgere uno sguardo sintetico sulla propria vita, riconoscendo i doni di Dio, pur attraverso le inevitabili sofferenze. Siamo così invitati a una lettura sapienziale della nostra storia e di quella del mondo da noi conosciuto. E beati coloro che riescono a leggere il proprio vissuto come un dono di Dio, non lasciandosi andare a giudizi negativi sui tempi vissuti o anche sul tempo presente in confronto con quelli passati!

La preghiera dell’anziano, infine, è una preghiera magnanima, di ampio orizzonte e non di mediocri obiettivi. La Scrittura ci offre a tal riguardo una preghiera assai celebre. È quella dell’anziano Simeone al tempio quando prende tra le sue deboli braccia il piccolo Gesù: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli” (Lc 2,29-31).

Come si vede l’anziano può non solo narrare la propria fede, ma anche coltivarla attraverso l’esercizio di una preghiera che nel mentre lo riconcilia con la sua vita, lo apre agli altri e a Dio. Così il tramonto dell’esistenza è come certi tramonti in cui il rosso fuoco della sera lascia immaginare il bel tempo che verrà all’indomani.

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