“Discepolo chiamato da Dio a incoraggiare gli altri” – Esequie di don Loris Laurini

Allegato: Esequie di don Loris Laurini

Esequie don Loris Laurini
(1 Gv 3,22–4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25)
Chiesa di Santa Lucia Extra, martedì 7 gennaio 2025

Gesù… lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare… oltre il Giordano, Galilea delle genti”. Il Maestro lascia il suo paese natìo e si dirige non verso Gerusalemme, ma verso la periferia. Tutt’altro però che nel chiuso. Sembra anzi che per muovere i primi passi cerchi il mare aperto non solo in senso fisico, ma anche mentale. Questa scelta di muoversi da un luogo anonimo e per di più complesso ci svela la logica di Dio che segue altre logiche rispetto alle nostre. Per Dio non esistono centro e periferia, ma ogni luogo è degno. Anzi, spesso proprio dai luoghi meno ambiti nasce qualcosa di nuovo. Non solo: si tratta di uno spazio abitato da culture diverse dove c’è gente che la pensa diversamente. Quanto diverso è l’atteggiamento di coloro che sognano sempre di stare altrove rispetto a dove vivono. Don Loris ha seguito sempre le indicazioni dei suoi pastori, recandosi laddove c’era bisogno, senza mai distrarsi anche rispetto a situazioni obiettivamente complicate e sfidanti.

Il Regno dei cieli è vicino. Convertitevi!”. L’annuncio di Gesù è essenziale. Non viene prima l’invito a cambiare. Ma la certezza di una vicinanza che da sola basta a capovolgere la nostra visione della realtà. Dire “Regno dei cieli” era un modo per non pronunciare il nome di JHWH. Se c’è Dio vicino, alla nostra portata di esseri umani, allora tutto cambia. È la luce che squarcia le tenebre in cui siamo immersi e ci offre un’altra possibilità. Sottovalutiamo Dio ritenendolo un problema che ci lascia come ci trova. Mentre è solo Lui la luce che apre gli occhi sulla realtà. Allora diventa possibile cambiare, cioè reagire alla disperazione e al fallimento, perché c’è dell’altro. Credere è far credito alla speranza, senza accontentarsi di surrogati come la fortuna che ci lascia inebetiti alla mercé del nostro fato. E senza lasciarsi incattivire da questo fatto. Quando Gesù invita a cambiare non vuol dire anzitutto: cambia vita! Ma, piuttosto: prova a sperare perché c’è Dio. Gesù è l’argomento della mia speranza. Così è stato per don Loris che ha vissuto anche l’ultimo tratto della sua malattia confidando completamente nel suo Signore.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. Non è stato solo un predicatore itinerante il Maestro, ma anche un taumaturgo che non si voltava dall’altra parte. Gesù ha portato con sé la buona novella e al tempo stesso ha lenito le sofferenze di tanti. Così è stato don Loris che ha dedicato sempre tempo ed energia all’ascolto delle ferite della gente e al tempo stesso ha annunciato l’amore di Dio che non abbandona. Ricordarlo come presbitero e pastore vuol dire rinvenire un volto amico e sereno che ha accompagnato tanti nel percorso dell’esistenza, affiancandosi con discrezione ed amabilità. La sua lezione di vita resta quella del discepolo che è chiamato da Dio a incoraggiare e sospingere gli altri.

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