“L’enciclica ci invita a ritrovare l’unità del cuore” – Presentazione di “Dilexit nos”

Allegato: Presentazione enciclica Dilexit nos

Presentazione dell’enciclica “Dilexit nos” di papa Francesco
Cinema-teatro di San Massimo, lunedì 24 marzo 2025

L’enciclica Dilexit nos, che papa Francesco ci ha consegnato, va ben oltre una ripresa della devozione al Sacro Cuore di Gesù e ci offre significati di cui dovremmo riappropriarci in modo profondo e condiviso.

  1. Quella del cuore è un’immagine che ci raggiunge come il luogo simbolico nel quale ogni vita sintetizza il mondo e prende delle decisioni profonde riguardo ciò che considera irrinunciabile, autentico, significativo. Il cuore non consente menzogna. Dimmi che cosa ami e che cosa odi, pensava il filosofo Scheler, e ti dirò chi sei davvero. Sapere che cosa ama e che cosa non sopporta una persona vuol dire conoscere quella persona.
  2. In questo luogo profondo, non c’è spazio per la menzogna. È forse per non trovarci di fronte alla verità di quello che siamo, che preferiamo mandarlo in mille pezzi e lasciarlo lacerato. Ci fa comodo un cuore disgregato, perché così possiamo essere buoni solo in certi ambiti della vita (per esempio buoni credenti e cattivi mariti, buone sorelle e intolleranti sul lavoro, recitatori instancabili di rosari e odiatori sul web). L’enciclica ci invita a ritrovare l’unità del cuore. Ciò non vuol dire esaltare una parte di noi e sacrificare tutte le altre, ma imparare a tenere insieme i nostri mondi: i nostri affetti e i nostri pensieri, la nostra fede e la cura del mondo, le nostre paure e la generosità di ospitare qualcuno. La Bibbia lo sa da sempre: il cuore è il luogo in cui noi impariamo a essere un colloquio, senza perdere il filo dell’esistenza.
  3. Il Cuore di Gesù Cristo vive una sintesi che a noi non è possibile, o per lo meno non nella forma in cui l’ha sperimentata lui: è un Cuore umano-divino. Il Cuore di Gesù è il Cuore in cui Lui realizza la volontà del Padre, nello Spirito. Ma questa realizzazione è mondana: il suo Cuore libera le vite dal male. Fare la volontà di Dio e liberare le vite dal male sono atrio e ventricolo di questo Cuore. Gesù ha sentito battere il cuore delle persone giudicate indegne e le ha sintonizzate con il suo battito di vita. Noi non abbiamo un cuore divino-umano, ma possiamo sincronizzarci con il battito del Cuore di Gesù Cristo e imparare a guardare le vite come Lui, a parlare alle vite come ha fatto Lui. Si tratta per noi di “prolungare il suo amore nei fratelli” (e sorelle), perché «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
  4. Da questa sincronizzazione tra i nostri cuori e il suo nascono forme di vita solidali e anche strutture solidali che si occupano di vite scartate: “i neonati abbandonati, gli orfani, gli anziani lasciati soli, i malati mentali, le persone affette da malattie incurabili o con gravi malformazioni, coloro che vivono per strada”.
  5. Mi sembra dunque che sia questo il cuore pulsante dell’enciclica: unire l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario. Non possiamo separare l’amore per Dio dall’amore per il prossimo, la contemplazione dall’azione, la preghiera dalla giustizia sociale. Il Cuore di Cristo ci insegna che l’amore autentico è sempre incarnato, sempre concreto, sempre rivolto all’altro nella sua totalità e che non fa mai un passo indietro, non si ritira mai, anche quando viene ferito a morte.
  6. Con questa enciclica papa Francesco ci ha detto inoltre una cosa molto netta e importante: quello che ha scritto nelle sue encicliche sociali – Laudato si’ e Fratelli tutti – è profondamente connesso con questa enciclica sul Cuore di Gesù. Non è giusto intendere queste encicliche sociale come testi senza spiritualità.
  7. Concludo dunque con le parole di Papa Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno”.
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