Veglia di preghiera per papa Francesco

Allegato: Veglia di preghiera per papa Francesco

 Veglia di preghiera per papa Francesco
(Mt 4,18-22; 14,24-33; 16,13-19)
Cattedrale di Verona, martedì 25 febbraio 2025

Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura”. Nella Bibbia, il mare si erge come oscuro teatro di forze minacciose. Le onde, sospinte dal vento ostile, sembrano evocare una macabra danza, risvegliando nell’animo ebraico antico l’abisso primigenio, regno del caos e delle tenebre. In questo palcoscenico liquido e minaccioso si consuma il dramma dell’esistenza umana, perpetuamente in bilico tra vita e morte. La tradizione cristiana non si discosta da questa immagine se la stessa chiesa è pensata come una barca esposta ai flutti del mare della storia. Per questo, la sua parte centrale si chiama “navata” (!). Ora che accade? Accade che i discepoli si accorgono di Gesù paradossalmente quando stanno per essere sommersi dalle acque del mare in tempesta. Fino a quando non avvertiamo il bisogno di Dio, può essere che Dio sia accanto senza che ce ne accorgiamo, perché non ne abbiamo bisogno: bastiamo a noi stessi. Quando invece siamo in mezzo ad una tempesta apriamo gli occhi ad una presenza che può salvare. Secondo il detto attribuito ad Erasmo da Rotterdam: “Naufragium feci, bene navigavi”.

Pietro, che deve essere stato un uomo impetuoso come quel mare, lancia la sua supplica audace: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque», rendimi partecipe di questo miracolo che è l’uscita dalle nostre paure più profonde. Non è mera richiesta di potere, ma riconoscimento che solo nel comando del Maestro l’impossibile diventa possibile. Quando Pietro comincia a camminare sulle acque, sta effettivamente superando la paura della morte. In realtà, basta uno sguardo alla furia del vento, basta distogliere gli occhi dal volto di Gesù, per spezzare l’incantesimo. Come una mano gelida e pesante, la paura di nuovo lo afferra e lo trascina verso il fondale.

«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» esclama Gesù. Non è un rimprovero, ma una verità espressa con tenerezza: non è nelle nostre forze che troviamo sostegno sulle acque agitate e minacciose della vita, ma unicamente nella parola di Cristo. Il coraggio, “uno non se lo può dare”, diceva giustamente don Abbondio. Il coraggio non è una moneta che si conia nel forziere dell’animo umano. Sboccia invece come fiore raro nel terreno della parola divina. Il coraggio della fede non manca a papa Francesco. Ora lo invochiamo per noi, per quando ci troveremo in mezzo al mare in tempesta, facendo nostre le sue parole: «Pietro con la sua vita è stato roccia, in molti momenti “forte e saldo, genuino e generoso”, arrivando fino al martirio per seguire Gesù. È stato anche pietra, che offre “appoggio agli altri”, che “fa da sostegno ai fratelli per la costruzione della Chiesa”, che è “punto di riferimento affidabile per tutta la comunità”. Ed è stato sasso, quando “emerge spesso la sua piccolezza”, uomo che si fa “prendere dalla paura”, che rinnega Cristo, che “poi si pente e piange amaramente”, che “non trova il coraggio di stare sotto la croce”, ma che infine, nel tentativo di “fuggire di fronte al martirio”, incontrando Gesù “ritrova il coraggio di tornare indietro”».

 

 

 

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