Cattedra di San Pietro (S. Felice del Benaco – Carmelitane)

Allegato: Cattedra di san Pietro 2025 (S. Felice del Benaco – Carmelitane)

          Cattedra di San Pietro (90.mo fondazione Carmelitane)
(1 Pt 5,1-4; Sal 23; Mt 16,13-19)
Monastero “Regina Carmeli” in San Felice del Benaco, sabato 22 febbraio 2025

          “Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»”. Tutti i vangeli, non solo i sinottici, ma anche Giovanni, conoscono la tradizione apostolica di questa solenne professione di fede. Nel testo di Matteo però si passa velocemente dal piano cristologico (come in Marco) a quello ecclesiologico. L’accento, dopo quella che viene definita un’autentica ri-velazione riservata a Pietro, si sposta subito sulla Chiesa, di cui Pietro funge da fondamento e capo: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. In aramaico, riconosciuto come lingua originale di questo detto, il gioco di parole è molto più chiaro: “Tu sei Kefà, e su questa Kefà costruirò la mia Chiesa”. L’epiteto Kefà risale proprio a Gesù e indica la roccia su cui la casa non crolla. Si tratta della fede di Pietro, non già della sua vita specchiata. Tale fiducia in Gesù Cristo lo accredita come la roccia su cui costruire la Chiesa, a riprova del fatto che questa insolita comunità di persone è costruita per reggere l’urto della storia e conservare la fede nel bel mezzo dell’incredulità generale. Non è forse questa la missione anche oggi di una comunità monastica? Non solo di offrire un’oasi di silenzio e di ascolto, ma attraverso tutto questo preservare la fede, cioè trasmettere la fiducia di base nella vita e nel suo senso ultimo che è Dio.

A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Due immagini completano il senso del servizio di Pietro. Con la prima Gesù affida a Pietro le chiavi perché apra la porta che accede al Regno di Dio. Dunque, la Chiesa non è il Regno di Dio, ma una strada che può condurre a Dio. E Pietro è posto a tutela di questa strada dove sarà chiamato “a legare e sciogliere” cioè ad applicare ai mutati contesti storici il vangelo di Gesù. Il Maestro, infatti, presagendo la sua fine tragica, ripiega sui Dodici perché il popolo non sia abbandonato e la sua Parola possa essere interpretata nel passare dei secoli senza perdere la sua coerenza e la sua concretezza.

Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge”. Molti anni dopo la sua professione di fede sarà il vecchio Pietro che rivolgendosi agli altri anziani, chiamati presbiteri, li inviterà a costruire la comunità con slancio, con disinteresse, con coerenza. Per fondare una comunità di persone libere che camminano incontro al Signore ci vuole gente che non faccia da sorvegliante, ma da ispiratore; non mosso da qualche utile, ma del tutto libero; non per servirsi della gente, ma per servirla. Scriveva don Milani: “Signore, io ho provato che costruire è più bello che distruggere, dare più bello che ricevere, lavorare più appassionante che giocare, sacrificarsi più divertente che divertirsi. Signore Gesù, fa’ che non me ne scordi più”.

 

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