Allegato: Giovedì della IV settimana per annum (Seminario Maggiore)
Giovedì della IV settimana per annum
(Eb 12,18-19.21-24; Sal 48; Mc 6,7-13)
Seminario Maggiore di Verona, giovedì 6 febbraio 2025
“Gesù, chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due”. Basterebbe questa icastica rievocazione dell’origine del ministero per cogliere due dinamiche che mai sono state del tutto metabolizzate dai cristiani. La prima è la correlazione tra chiamata e invio; la seconda è la condizione non solitaria, ma fraterna della missione.
“Ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.
Probabilmente questa sua funzione terapeutica, però, è legata al fatto che prima di vescovo sarebbe stato medico. Nell’antichità, peraltro, il ruolo di medico e quello di sacerdote coincidevano. Perfino il grande Ippocrate, il cui nome ancora oggi viene invocato nel giuramento, era figlio di una famiglia di sacerdoti-medici e si era votato al culto di Esculapio, di cui pretendeva di essere un discendente. Nella Bibbia poi non c’è differenza fra religione e malattia e talora si crea uno stretto rapporto tra peccato e salute. Al punto che questa è il segno della benedizione e della benevolenza divina. In epoca moderna questa identificazione si allenta perché la scienza medica procede con metodi suoi propri e prende le distanze dalla fede che non è soggetta a verifiche sperimentali. Resta inteso però che mai come ai nostri giorni siamo consapevoli che il fisico è potentemente condizionato dalla psiche e dallo spirito oltre che dalla biologia. Nella pandemia c’è stata una marea di virologi che hanno preso la parola in pubblico, ma abbiamo tutti sperimentato quanto importante fosse anche la fede per reggere la durata lunga del male e continuare a sperare. In conclusione, che senso ha il gesto di ungere con l’olio la gola? Nessun senso se ci si ferma all’aspetto fisico e si circoscrive la salute alla pura dimensione funzionale degli organi, a cominciare dalla gola. Ha, invece, ancora un senso se si pensa che la fede è l’antidoto più efficace al male che non si sostituisce al medicamento, ma lo affianca e lo sostiene.
