Trasmettendo la vita si offre speranza – Presentazione al Tempio (Bovolone)

AllegatoPresentazione al Tempio 2025 (Bovolone)

Presentazione al Tempio 2025
(Ml 3,1-4; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40)
Bovolone, domenica 2 febbraio 2025

“Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore”. Nella cornice del grande Tempio avviene un incontro tra persone che rappresentano le diverse età della vita. L’infanzia è presente con Gesù, l’età adulta con i genitori di Gesù e l’età anziana con Simeone e Anna. Oggi non sono scomparse solo le… mezze stagioni, ma ancor prima le stagioni della vita (sic!). Ritrovare le generazioni che si succedono è la condizione per capire la vita come uno scorrere incessante e non una situazione stagnante.
Un bambino è portato al Tempio perché nessuno viene da sé, ma ciascuno viene da qualcun altro. Offrire a Dio un bambino è un po’ come riconoscere che la vita è data da Lui; prima che del nostro amore, è frutto del suo. Ma cosa pensare oggi dinanzi ai tanti bambini che perdono la vita nei teatri di guerra, a quelli che muoiono nei tragitti delle migrazioni per mare o per terra, a quanti sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri della terra, a quelli cui è impedito di nascere? Siamo di fronte a una “strage degli innocenti” che induce molti – soprattutto i giovani – a guardare al futuro con preoccupazione, fino a pensare che non valga la pena impegnarsi per rendere il mondo migliore e sia meglio evitare di mettere al mondo dei figli.
Maria e Giuseppe, possiamo immaginare che si domandassero: “Che sarà mai di questo piccolo? Che cosa gli riserverà la vita?”. Oggi molti smettono di interrogarsi sui figli. Nel nostro Paese, infatti, si registra un costante calo delle nascite, che preoccupa per le ricadute sociali ed economiche a lungo termine; alcune indagini registrano anche un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni, propense a immaginare il proprio futuro di coppia a prescindere dalla procreazione di figli. Altri studi rilevano un preoccupante processo di “sostituzione”: l’aumento esponenziale degli animali domestici, che richiedono impegno e risorse economiche, e a volte vengono vissuti come un surrogato affettivo che appare assai riduttivo rispetto al valore incomparabile della relazione con i bambini. La “perdita del desiderio di trasmettere la vita” ha anche altre cause: ritmi di vita frenetici, timori riguardo al futuro, mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni.
Simeone ed Anna. La vecchiaia è sorretta dall’infanzia e l’infanzia è accolta dalla vecchiaia. Per questo occorre promuovere una cultura della vita che favorisca il dialogo tra le generazioni. Non si trasmette la vita se non scorre la linfa vitale tra piccoli e grandi. Solo trasmettendo la vita, d’altra parte, si offre speranza a una società impaurita e ripiegata che non osa andare oltre il proprio naso e finisce per credere più alla morte che alla vita. Mentre il Dio in cui crediamo è “indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,26).

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