Allegato: 31_12_2024 – Te Deum 2024
Messa Maria madre di Dio – Giornata mondiale per la pace
Cattedrale, 31 dicembre 2024
“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio”. Solo alla fine di un anno, per un momento ci rendiamo conto di quella strana “cosa” che chiamiamo “tempo”, al cui passaggio solitamente assistiamo, quasi senza accorgercene. Se l’età di ciascuno si calcola dagli anni, la vita si impara dal tempo, cui accenna l’apostolo Paolo. Il tempo, beninteso, è molto di più rispetto all’orologio, per quanto digitale. È il tempo, infatti, che ci rende umani perché l’uomo, a differenza dell’animale e del vegetale, si sporge con la sua testa fuori dall’acqua del tempo. Noi non siamo come pesci immersi nella corrente di acqua del tempo, ma possiamo sporgerci sopra e comprendere che – come scriveva il grande Agostino d’Ippona – “il tempo siamo noi”. Venire a galla e non continuare ad essere immersi nel mare del tempo è ciò che fa della fine di un anno un momento di bilanci e di prospettive. Dovremmo, dunque, cercare di conoscere ciò che c’è stato di errato, quello che ha impedito l’accesso a noi, agli altri, a Dio. Insomma, se abbiamo davvero progredito oppure semplicemente siamo invecchiati.
“Siamo noi uomini il tempo”. Con questa affermazione Agostino ha voluto smarcarsi non solo dal pessimismo dei criticoni del suo tempo, ma anche dalla religione pagana che faceva di Cronos il dio che genera tutto e poi tutto divora. Sono, in realtà, due gli atteggiamenti da cui guardarsi anche oggi. Anzitutto, l’atteggiamento di chi rimpiange il tempo che non c’è più e segretamente invidia chi ne ha di più e tende a mimetizzarsi o a mettersi in competizione, come certi adulti che non amano i giovani, ma solo la giovinezza. L’altro atteggiamento sbagliato è “bere” tutto dal presente, senza nessuna resistenza critica, ritenendo che andare avanti significhi semplicemente adeguarsi alle esigenze del tempo presente. Ma non basta che una cosa sia nuova se non è pure vera. Perché spesso è solo in apparenza nuova e dunque è falsa. Che dire, ad esempio, di generazioni che vedono il crescere della ricchezza assoluta, ma sempre più concentrata nelle mani di pochissimi che si presentano peraltro come dei filantropi e dei benefattori dell’umanità? E che dire di un mondo che conosce solo la violenza come metodo di affermazione e la guerra come strumento di repressione, in pieno XXI secolo?
Se “siamo noi il tempo”, occorre vivere il tempo che ci è donato. E questo a partire da semplici domande, cui faceva riferimento l’allora prof. Ratzinger, di cui oggi ricorre il secondo anniversario della scomparsa, da Papa emerito. Scriveva: “L’uomo ha più tempo. Ma abbiamo davvero tempo? O è il tempo che possiede noi? La maggior parte non ha comunque tempo per Dio, adopera il suo tempo come crede. Ma abbiamo realmente tempo per noi stessi? O non ci manca proprio? Non viviamo forse senza pensare a noi stessi? Eppure il vero tempo dell’uomo non è quello che egli ha per Dio? Gesù Cristo ha avuto tempo per Dio e in lui ora Dio ha tempo”.
