Allegato: Centenario Ordinazione don Antonio Provolo
II centenario dell’ordinazione di don Antonio Provolo
Chiesa di Santa Maria del Pianto in Verona, mercoledì 18 dicembre 2024
(Ger 23,5-8; Mt 1,18-24)
A differenza di Luca che pone al centro la figura della madre, l’evangelista Matteo dedica attenzione a Giuseppe, il suo sposo. È una lettura dalla parte del padre, anche se si capisce subito che non si vuol tanto riflettere sulla reazione psicologica di Giuseppe, ma affermare l’origine misteriosa del bambino. E, infatti, la questione che è posta è cosa fare davanti alla inspiegabile gravidanza di Maria che rischia a questo punto di essere lapidata o strozzata secondo la legge. Giuseppe, che viene laconicamente descritto come un “uomo giusto”, vuole risparmiarla e separarsi da lei di nascosto. Egli è giusto sia verso Maria di cui intuisce l’integrità e pure giusto nei confronti dell’imbarazzante situazione che si è venuta a creare. Non gli basta obbedire alla legge, ma vuole rispettare la persona che ama. La sua giustizia va ben oltre la semplice tutela della legge.
Giuseppe però non è ancora persuaso del tutto fino a quando un sogno non irrompe di notte e gli disvela quanto è accaduto. Con la semplice ragione non può afferrare il senso ardito dell’evento e accetta di lasciarsi ispirare dall’angelo. “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Giuseppe accetta e si mette dalla parte della madre e del bambino che gli sono affidati. Giuseppe si pone in modo protettivo di fronte a loro e stende la sua mano su di loro. Noi abbiamo bisogno non solamente della maniera materna di Maria e della sua fede fiduciosa perché possa nascere Dio in noi. Abbiamo bisogno anche di Giuseppe che protegge il bambino e la madre. La genitorialità non può essere solo un fatto biologico, ma soprattutto un fatto relazionale.
Ciò che decide della sua accettazione del ruolo paterno, così singolare, è il sogno che allarga la sua percezione della realtà e lo introduce dentro il disegno provvidenziale di Dio. San Giuseppe è stato spesso ridotto ad un vecchio rassegnato al suo ruolo secondario di padre putativo. In realtà, manifesta tutta la sua energia maschile nel mentre si apre docile all’inspiegabile azione dello Spirito di Dio. Per questo è un uomo “giusto” nel senso pieno della parola. Non si limita ad osservare la legge, ma si fa partecipe di un disegno più grande a cui sacrifica sé stesso, con consapevole libertà. La sua libertà e il suo coraggio sono l’effetto della fiducia che nutre verso Dio. Quando viene meno la fede diminuiscono non solo gli uomini giusti, ma semplicemente gli uomini, quelli capaci di proteggere la donna e la vita del bambino. Così è stato don Antonio Provolo che si interessò soprattutto all’inserimento dei giovani sordomuti nella vita sociale, sostituendo al metodo mimico tradizionale quello della parola articolata. Su invito del vescovo di Verona e dell’imperatrice, nel 1841 aprì una scuola femminile per sordomute affidandone la direzione a un gruppo di sue collaboratrici. La sua opera continua ancora oggi nell’Istituto Gresner, cui va la nostra gratitudine.
