Solennità dell’Immacolata 2024

Allegato: Solennità dell’Immacolata 2024

 Solennità dell’Immacolata Concezione 2024
Cattedrale di Verona, domenica 8 dicembre 2024
(Gen 3,9-15.20; Sal 98; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)

 “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Così Adamo replica a Dio che lo chiama, avvertendo che il giardino si è trasformato in una valle di lacrime. L’antico racconto della Genesi (capitolo 3) solleva in questo modo la domanda più radicale: se il mondo è stato creato buono e bello da Dio, da dove viene il male, l’ingiustizia, la violenza? Adamo ed Eva, beninteso, non sono il “signor” Adamo e la “signora” Eva, ma l’umanità che si lascia sedurre dal “serpente” che prima di essere simbolo del demoniaco è “la più astuta tra tutte le bestie selvatiche” (Gen 3,1). L’umanità dietro il serpente smarrisce il senso e il buon senso. Risultato? L’uomo si separa dalla donna e si avvia la conflittualità tra i sessi, l’ambiente si trasforma in una giungla, Dio stesso diventa un estraneo. Sfido chiunque a dare una spiegazione più puntuale e convincente di quel che è “dentro” e “fuori” di noi.

Fortunatamente nel testo della Genesi c’è l’indizio di un’altra storia che si preannuncia, laddove Dio stesso rivolgendosi al serpente dice: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3, 19). Si comprende che c’è un’altra possibilità all’orizzonte, legata ad una donna, destinata a capovolgere questo stato di cose. La donna, cioè la nuova Eva è per noi cristiani Maria, la giovane fanciulla di Nazareth. Il brano lucano è idealmente il controcampo al brano della Genesi. Se in Genesi dopo il peccato delle origini l’umanità appare impaurita e lacerata, qui Maria appare serena e integra. Se là l’uomo e la donna sono fra loro in conflitto, qui Maria è in pace con sé e con gli altri. Dove sta la differenza? La differenza fondamentale sta nella percezione di Dio che è viva e operante in Maria. Come affermato da un pensatore britannico, Scruton, “il nostro mondo conteneva molte aperture al trascendente, che sono state ostruite dal ciarpame. L’uomo postmoderno negherà che il suo disagio abbia un significato religioso. Ma penso che egli sia in errore”. Pensate all’esito del mondo di oggi: ha sostituito lo sguardo di Dio con quello del Grande Fratello. Davvero, il disagio della nostra generazione è figlio della mancanza del senso religioso, del senso di Dio.

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Così si chiude la scena dell’Annunciazione. Non è solo la risposta di Maria, ma anche la condizione della sequela cristiana. Ciascuno è chiamato ad incarnare nella sua vita la stessa esperienza di Maria che ha portato nel grembo il Verbo e lo ha portato alla luce. Non siamo destinati a soccombere al male nella misura in cui ritroveremo questo rapporto vitale con il Figlio. E Maria con la sua bellezza e con la sua tenerezza ci aiuta a ritrovare questa vicinanza senza incorrere in false prospettive. Anche se non potremo cullarlo tra le nostre braccia, potremo custodirlo nel cuore, ascoltarlo nelle sue parole, accoglierlo nell’Eucaristia, servirlo nei fratelli e nelle sorelle. Per questo ancora una volta e sempre diciamo: “Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te”.

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