50 anni di Opus Dei senza il fondatore San Josemaria Escrivá: come se la sono cavata le sue figlie e i suoi figli spirituali, laici e sacerdoti, sparsi nei cinque continenti? Senza dubbio hanno risposto alla battuta che spesso faceva Escrivà in vita: “Mi fido di più della parola di un figlio mio che della dichiarazione unanime di 100 notai”. E così con tutta la fiducia di un padre, i suoi figli hanno risposto con fedeltà al carisma che Dio aveva trasmesso al giovane sacerdote Josemaria quel 2 ottobre del 1928, adattandosi poi ai tempi e alle contingenze, ricorrendo alla sua intercessione, dal 2002 avendolo anche santo in Paradiso.
“26 anni, Grazia di Dio e buonumore”: così diceva di sé stesso negli anni della fondazione, in una Spagna che avvertiva i primi segni di un disagio politico e sociale che sarebbero sfociati da li a poco nella sanguinosa guerra civile del 1936. Gli anni diventarono tanti ma non cambiarono gli altri parametri: chi ha conosciuto san Josemaria lo ricorda follemente innamorato di Dio ma anche pronto alla battuta, energico e dolcissimo. Davvero un padre. E le sue figlie e figli lo hanno ben imitato nella gioia di una vita cristiana vissuta per intero, a servizio di tante persone, a servizio della Chiesa, quella con la C maiuscola, universale e santa.
Nei giorni attorno al 26 giugno verranno celebrate le Sante Messe in memoria di San Josemarìa in Italia e nel mondo a testimonianza di questa che è diventata una realtà viva e gioiosa della Chiesa. A Verona, la celebrazione sarà presieduta dal vescovo Domenico Pompili sabato 28 giugno alle 10.30 in Cattedrale.
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